Luglio 22, 2024

Il Caffè Keynesiano

UN SORSO DI ECONOMIA PER LA PAUSA QUOTIDIANA

L’ingresso nell’euro e l’analisi di falsi miti: puntata II

Nello scorso articolo avevamo analizzato e visto come quella del cambio lira-euro non fosse stata una decisione presa a tavolino ma bensì si basasse su un ragionamento economico consolidato e che quindi tutte le leggende sulla manipolazione ai danni dell’Italia fossero in realtà aria fritta.

Oggi proveremo ad analizzare un altro falso mito che spesso viene utilizzato in maniera impropria e a scopo propagandistico a vari livelli: la perdita dell’autonomia della politica monetaria. Molti detrattori puntano il dito sul fatto che avere perso l’autonomia della politica monetaria sia stata una condanna per l’Italia e che quindi sia naturale oltre che giusto voler tornare a stampare la propria valuta.

Innanzitutto, dove ci troviamo oggi dal punto di vista della politica monetaria e dei mercati finanziari?

Per farlo, bisogna introdurre il concetto di “triangolo inconciliabile” che in economia indica l’impossibilità fattuale di avere le tre condizioni che stiamo per vedere contemporaneamente:

  1. Politica monetaria autonoma (PMA): la libertà (detto in maniera semplice) di decidere la quantità di liquidità monetaria presente nella zona di azione attraverso la fissazione di tassi d’interesse. Spesso si tratta di una banca centrale del Paese di riferimento, in Europa a svolgere questo compito è la BCE.
  2. Libertà di circolazione dei capitali: la libertà di poter investire e disinvestire superando i confini nazionali senza limitazioni.
  3. Cambi fissi: avere i tassi di cambio delle valute fissi tra di loro. Per esempio, il cambio euro-dollaro fissato a 1,20 euro per dollaro.

Ora, questi tre elementi, come in una reazione chimica, non possono stare insieme neanche costretti.

Vediamo perché. Ipotizziamo di avere una PMA e una libertà di circolazione dei capitali: se si modifica il valore dei tassi d’interesse (la cui oscillazione funge da incentivo o un disincentivo per gli investitori) e c’è libertà di investire, è chiaro allora che il valore della valuta di riferimento non potrà essere fisso. Esso varierà in base a quanto si è modificato il tasso d’interesse (autonomia) e a quanto gli investitori abbiano fatto degli investimenti attraverso l’acquisto proprio di quella valuta. Notare bene che acquistare della valuta serve per poter investire nel Paese che la possiede. Questo è il caso della BCE e della FED.

Se, invece, si volessero avere i cambi fissi, per ragioni politiche o economiche dettate dal momento, e al contempo si volesse mantenere la libertà di circolazione, ecco allora che si perderebbe di fatto l’autonomia nella monetaria (PMA). Ciò si verifica perché la vendita e l’acquisto della valuta di riferimento fa si che essa muti, obbligando chi voglia mantenere il tasso di cambio fisso ad agire per ripristinarne il valore stabilito in precedenza (ad esempio, 1,20 euro per dollaro). L’Argentina di Milei, con la dollarizzazione, rischia proprio questo fenomeno, ovvero di perdere la capacità di gestire la valuta.

Quando l’Italia decise di entrare nell’euro, adottando un cambio fisso e la libera circolazione di capitali, abbandonò, delegando alla BCE, come del resto gli altri Paese che la seguirono, la possibilità di avere una propria PMA.

Perché sacrificare l’autonomia monetaria in favore degli altri della libera circolazione di capitali e del tasso di cambio fisso?

Primo, perché avere la stessa valuta facilita gli investimenti extraterritoriali, poiché elimina i problemi del cambio sia dal punto di vista economico che burocratico, aiutando un’impresa italiana ad investire in Francia e viceversa. E di conseguenza agevola uno sviluppo economico – di un’intera area – che sarebbe invece più complesso da realizzare con valute diverse tra di loro. Questo ragionamento è soprattutto valido per Paesi con economie simili. E l’area euro è abbastanza simile, ma su questo si potrebbe dibattere sul livello effettivo dell’integrazione.

Secondo, va da sé il motivo per cui bloccare la libertà dei capitali sarebbe un suicidio per la nostra economia. La possibilità di avere simultaneamente una PMA e dei cambi fissi c’è e si chiama Cina, ma non si tratta di un Paese a cui (credo) l’Italia si ispiri, almeno dal punto di vista politico-economico.

Insomma, tornare alla politica monetaria autonoma di fatto non si può, almeno tenendo l’euro come valuta.

Ma allora perché non torniamo alla Lira? Ci riprendiamo la PMA e manteniamo la libertà di circolazione, proprio come gli USA! La risposta semplice sarebbe: l’Italia non è gli USA. Ma al di là della battuta, c’è anche una verità di fondo. Intendo dire che per avere una valuta propria stabile e credibile bisogna avere delle spalle grandi e grosse, tali, come nel caso degli USA, da creare un debito monstre e non avere grosse difficoltà a rifinanziarlo. Affinché la valuta locale conti davvero qualcosa per gli investitori e sia quindi utilizzare negli scambi finanziari, occorre che sia fonte di valore intrinseco, come nel caso del dollaro; che funge da valuta di riserva per la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo.

Come dire: tra il dollaro USA e “x”?? cosa scegliereste? Tornare alla lira, significherebbe dare questo segnale ai mercati: tutto ciò che avevate in mano che ci riguarda da ora non è più euro ma “Lira sovrana”.

Secondo voi quale sarebbe la reazione di un investitore medio? Wow che bello, oppure aspetta che la vendo per dei dollari che mi fido di più, a voi la risposta. E se tutti vendessero la nuova lira sui mercati, essa perderebbe di valore all’istante fomentando la svalutazione e di conseguenza l’inflazione. Nessuno comprerebbe debito italiano in lire italiane e in poco tempo i nostri conti pubblici esploderebbero. L’Italia da buon Paese trasformatore vedrebbe schizzare i prezzi dell’importazione in maniera insostenibile e l’utilizzo di valute parallele di contrabbando (come succede in certe parti dell’Africa o in Argentina) farebbe la propria comparsa. Insomma, un disastro.

Ecco perché ritornare all’autonomia monetaria sarebbe veramente il caos. Una valuta di valore ci aiuta, una Banca Centrale autonoma dalla politica ci conferisce credibilità finanziaria e stabilità dei prezzi. Facendo due conti, cosa è meglio fare è presto detto.

di Roberto Biondini