Luglio 22, 2024

Il Caffè Keynesiano

UN SORSO DI ECONOMIA PER LA PAUSA QUOTIDIANA

L’ AVVIO DI UNA NUOVA FASE PER LE RINNOVABILI IN ITALIA

I DECRETI FER X AND FER 2

La transizione energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresentano un’opportunità fondamentale per affrontare la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche per diminuire la dipendenza dai combustibili fossili e dai Paesi che li producono, per creare crescita, innovazione e lavoro in diversi settori. L’Italia, come molti altri stati consapevoli dei benefici di un’economia green, si sta impegnando a favorire la transizione con incentivi e meccanismi di supporto. Il Report 2023 di Legambiente, tuttavia, evidenzia come, nonostante la potenza delle rinnovabili installata aumenti di anno in anno, il nostro Paese si muova ancora troppo lentamente per raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030. Ecco, dunque, che i tanto attesi decreti FER 2 and FER X, con cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) intende modificare il già esistente decreto Fonti Energetiche Rinnovabili (FER 1) e lanciare una nuova fase per le fonti rinnovabili, rappresentano una vera e propria chiave di volta per la transizione energetica italiana.

I decreti FER 2 e FER X. Che cosa sono e perché sono così importanti?

Secondo i dati raccolti da Legambiente, al 31 dicembre 2022 le fonti rinnovabili avevano una potenza installata di quasi 64 GW, coprendo il 32% del fabbisogno nazionale di energia elettrica. Tuttavia, l’aumento considerevole di 3035 MW registrato nel 2022 (+124% rispetto al 2021) non sembra essere compatibile con l’obiettivo di installare di altri 85 GW di rinnovabili entro il 2030. Il grafico di seguito mostra chiaramente come la media annuale di installazioni necessaria per il raggiungimento dei target nazionali si attesti intorno ai 10 GW, più di tre volte quanto osservato nel 2022.

A dispetto dei bassi livelli di installazioni, le richieste di connessione alla rete per impianti a fonti rinnovabili continuano a crescere, superando di molto l’obiettivo di 85 GW. Al 31 Gennaio 2023 Terna aveva ricevuto 303 GW di richieste di connessione, con un grande balzo in avanti dell’eolico offshore (108 GW di richieste), risorsa il cui sviluppo dipende in toto dalle modalità di incentivazione pubbliche. Dei 303 GW, il 40% è di impianti fotovoltaici, il 25% di impianti eolici onshore ed il 35% di impianti eolici offshore, con una concentrazione delle domande principalmente al Sud e nelle Isole.

L’alto livello di richieste di connessione dimostra la volontà di molte imprese locali, e non, di sposare la causa della transizione energetica. In effetti l’Italia ha un potenziale rinnovabile non indifferente, con sole e vento in abbondanza. Questa disponibilità di risorse permette di produrre elettricità pulita con ritorni di gran lunga maggiori per chi produce. Allo stesso tempo, la differenza tra richieste e installazioni evidenzia la presenza di ostacoli importanti allo sviluppo delle rinnovabili, e quindi la necessità di un intervento pubblico che le renda più competitive rispetto ai combustibili fossili. Per questo motivo nel corso degli ultimi tre decenni le rinnovabili sono state incentivate con appositi meccanismi di supporto.

L’azione degli incentivi a favore delle rinnovabili

Dal 2019 il decreto Fonti Energetiche Rinnovabili è diventato il punto di riferimento per l’incentivazione delle diverse tecnologie rinnovabili, coerentemente con gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per quanto riguarda l’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni di CO2 , la sicurezza energetica e lo sviluppo sostenibile. Con l’avvento di nuove tecnologie, il cambiamento dei costi di produzione, gli shock che stanno interessando le supply chain, la revisione del FER 1 è diventata una necessità. Ed è in quest’ottica che gli ultimi due governi hanno lavorato alla redazione di due decreti, FER 2 e FER X, che debbano rafforzare e cambiare i maccanismi di supporto alle fonti rinnovabili, avviandoci verso una fase nuova. Naturalmente, per raggiungere i già più volte citati obiettivi del 2030 (+ 85 GW di FER).

In particolare, lo schema di Decreto FER 2, a completamento del Decreto FER 1, è dedicato alle fonti meno mature e con costi di investimento e di produzione più elevati.  Il FER 2 mira a incentivare la riattivazione di impianti dismessi ma ancora fruibili, come alcuni impianti geotermici, ma anche la realizzazione di nuovi impianti eolici offshore floating, a biomasse, a biogas e solare termodinamico, per esempio. Tutti gli incentivi saranno rivolti a progetti che abbiano caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull’ambiente e sul territorio. L’attuazione del decreto, mediante le varie procedure d’asta che saranno bandite periodicamente dal GSE, consentirà di incentivare complessivamente 4.020MW di impianti.

Per i progetti che non superino i 300kW il meccanismo di supporto sarà la classica tariffa omnicomprensiva (Feed-in Tariff). Gli impianti di potenza maggiore a 300kW, invece, avranno accesso a maccanismi di incentivazione del tipo Contract for Difference. In questo caso, le tariffe vengono determinate in base alla differenza tra la tariffa spettante determinata in esito alle aste competitive e il prezzo orario dell’energia elettrica zonale.  Le scelte del governo in materia di strike price (prezzo massimo d’asta), indicizzazione e costi di ampliamento della rete elettrica (per ora quasi del tutto a carico delle imprese che realizzano gli impianti) saranno fondamentali nel favorire l’ingresso sul mercato e la competitività di queste nuove tecnologie.

L’8 agosto il MASE ha posto in consultazione un nuovo decreto, il FERX, con il quale intende modificare le pratiche e i meccanismi di incentivo degli impianti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato. Si intendono, per capirci, fotovoltaico, eolico onshore, idroelettrico e il trattamento di gas residuati dai processi di depurazione. Se l’Italia si pone come obiettivo di produrre da fonti rinnovabili una quota di energia pari al 55% entro il 2030, è chiaro che anche con le tecnologie ormai consolidate sul mercato il passo di installazione vada aumentato. È per questo che il decreto FERX mira a semplificare le procedure amministrative, a sostenere ricerca e innovazione, ad incrementare la trasparenza di bandi e gare, con il fine di rendere gli investimenti nel settore sempre più attraenti. Inoltre, il FERX sembrerebbe introdurre delle importanti novità che potrebbero rappresentare il futuro dell’incentivazione. Innanzitutto, mira a diminuire i rischi connessi alla produzione elettrica, riducendo le limitazioni che la rete attuale impone ai produttori (curtailment risk). In secondo luogo, permette al produttore di scegliere se legare a meccanismi di incentivo tutta la potenza dell’impianto, oppure una parte soltanto. Lascia così aperte le porte a soluzioni miste che facciano affidamento sia a CfD che a contratti di vendita privati (come, per esempio, delle corporate PPA). Infine, per far fronte ai crescenti costi imposti dalle disruptions delle supply chain e dall’inflazione, introduce meccanismi di indicizzazione dei CfD.

L’introduzione di questi due decreti e la ridefinizione dei sistemi di incentivazione rappresentano un’occasione fondamentale per lanciare in Italia una nuova fase per le fonti rinnovabili. Una nuova fase dove il processo di installazione delle tecnologie già competitive procede molto più spedito e coerentemente con gli obiettivi ambiziosi che il nostro Paese si è posto. Una nuova fase dove tecnologie innovative appaiono sul mercato e offrono un solido contribuito alla diversificazione del nostro mix energetico. I fallimenti dei maccanismi d’asta che hanno interessato negli ultimi tempi sia l’Italia che i Paesi del Nord Europa, ci fanno capire come questo momento così delicato necessiti di interventi mirati. I benefici della transizione energetica, del resto, iniziano ad apparire evidenti anche ai più scettici. Attendiamo, dunque, con interesse e curiosità l’implementazione di questi due nuovi decreti.

di Guglielmo De Puppi