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Quando si è parlato dei prezzi del gas negli ultimi mesi, i media e le istituzioni hanno fatto sempre riferimento alle conseguenze negative che i rincari hanno indotto sui consumatori e più in generale sull’economia. È innegabile che il rialzo dei prezzi del gas naturale abbia avuto delle ripercussioni sociali rilevanti. Si pensi, ad esempio, al modo in cui ha colpito in maniera regressiva le famiglie meno abbienti, riducendo il loro potere di acquisto e rafforzando ormai già consolidate diseguaglianze. Si pensi anche all’impatto su imprese e attività produttive che hanno dovuto chiudere i battenti o si sono salvate grazie a misure di supporto pubbliche. Ed è vero anche che l’aumento sostanziale dei prezzi ha favorito un rallentamento generale dell’economia, limitando i consumi (i consumatori possono spendere meno in altri beni). A volte però bisognerebbe rimarcare anche gli effetti benefici che i rialzi dei combustibili fossili possono avere per la transizione energetica, per esempio. Cercherò quindi di riassumere i segnali e gli incentivi che il mercato del gas ha lanciato nell’ultimo periodo, provando ad avanzare la tesi che dei prezzi elevati possono ridurre i consumi (e quindi la dipendenza dal gas) e favorire gli investimenti in rinnovabili.
Il mercato del gas, come tutti i mercati che non siano regolati, risponde alle dinamiche della domanda e dell’offerta. Se la domanda cresce i prezzi aumentano. Se c’è uno shock di offerta, come quello avuto in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi aumentano. Con tutti i difetti del caso, il mercato del gas lancia attraverso i propri prezzi dei segnali fondamentali che in base all’elasticità della domanda dei consumatori, ne modificano più o meno le scelte. Durante l’inverno scorso, quando i prezzi sono lievitati drasticamente, i consumatori hanno risposto riducendo i loro consumi. Certo, le temperature più alte rispetto alle medie stagionali, hanno influito notevolmente. Ma ciò non toglie che molti Paesi Europei siano stati in grado di ridurre la domanda di gas quando era più urgente farlo.
Un grafico pubblicato in un articolo di Matteo Villa (“Gas: la transizione traballa?”, 2023), ricercatore presso L’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ci può aiutare a comprendere meglio quanto successo a livello di consumi tra il 2021 e maggio 2023. La linea arancione mostra la riduzione dei consumi cumulata nel periodo dal 1° agosto 2022 a oggi. “Come si può notare i consumi di gas naturale calano fino a una cifra vicina al -20% rispetto allo stesso periodo del 2021, per poi stabilizzarsi”. La linea blu, invece, analizza l’andamento dei risparmi con una media mobile a 30 giorni. Attraverso quest’ultima possiamo osservare l’andamento dei risparmi di gas soprattutto nel corso dell’autunno e inverno scorsi. É in questo periodo che si sono concentrati i massimi risparmi. E se è vero l’anomalia termica ha contribuito con temperature al di sopra delle medie storiche (+1,7°C a novembre e +2,1°C a dicembre 2022), i massimi risparmi succedono a delle fasi di rialzo dei prezzi del gas.
Consumi di Gas 2022/23 Vs 2021
Fonte: ISPI
Come sottolinea Matteo Villa, “dallo stesso grafico si può notare anche la variabilità sempre più pronunciata dei “recuperi”, ovvero del ritorno dei consumi di gas naturale in Italia verso i valori del 2021”. Particolarmente interessante è la risalita dei consumi da fine aprile a oggi. Siamo infatti rapidamente passati da un -25% al -7% dell’ultima settimana con una tendenza di crescita dei consumi che non si è ancora arrestata. Anche in questo caso il fattore prezzo è rilevante.
Se i prezzi intorno ai 130 €/MWh, in autunno, e 70 €/MWh, in inverno, avevano incentivato i consumatori italiani a ridurre i consumi, i prezzi di oggi, intorno ai 30 €/MWh, sono troppo bassi per farlo. Si tratta di un campanello d’allarme in primis per la transizione energetica, che conta su una riduzione sostanziale dell’utilizzo dei combustibili fossili (e per quanto il gas naturale sia meno inquinante, contribuisce in larga parte alle emissioni di CO2 in atmosfera). Ma in secondo luogo anche per l’inverno che sta arrivando, che ci vedrà di nuovo senza (o quasi) gas russo.
L’aumento del prezzo del gas non è quindi risultato utile soltanto per il suo effetto sui consumatori. I prezzi elevati hanno anche reso gli investimenti in fonti rinnovabili più redditizi e interessanti, creando così un secondo canale attraverso cui incentivare la transizione energetica. Il grafico sottostante ci può aiutare a comprendere meglio questa dinamica. Si tratta di un semplice modello di equilibrio tra domanda e offerta nel breve periodo nel mercato elettrico. Come spesso succede, i costi variabili del gas (superiori a gran parte degli altri combustibili fossili e alle rinnovabili, per le quali questi ultimi sono nulli) determinano il prezzo di mercato (market clearing price). Maggiore è il prezzo del gas, maggiore è il prezzo di equilibrio (come detto il prezzo del gas quasi sempre detta l’equilibrio tra domanda e offerta), maggiore è l’introito per tutti gli impianti energetici che hanno costi variabili minori. Nel caso qui sotto riportato, andranno a beneficiare di un aumento del prezzo di equilibrio gli impianti a carbone, lignite e il nucleare. Ma il più grande guadagno arriverà a chi possiede fonti rinnovabili i cui costi di produzione sono nulli. Ecco che l’aumento del prezzo del gas favorisce ancora una volta la transizione energetica rendendo gli investimenti in rinnovabili più appetibili.
Equilibrio del Mercato Elettrico
Fonte: Hertie School
Concludendo, l’aumento dei prezzi del gas può essere uno strumento molto utile nel lungo periodo per incentivare la transizione energetica. L’azione preventiva sui consumi e l’effetto sugli investimenti in rinnovabili sono esempi che ci mostrano il lato positivo del rialzo dei prezzi avuto negli ultimi mesi. Si tratta di dinamiche di mercato che i politici non dovrebbero osteggiare ma incoraggiare, in quanto vanno nella direzione da noi tutti sperata. Allo stesso tempo, come è stato sottolineato in partenza, le conseguenze di aumenti così sostanziali possono essere molto forti in una società che purtroppo dipende ancora in larga parte da questo combustibile fossile. Invece di annullare gli incentivi di mercato, le istituzioni dovrebbero cercare di limitare gli effetti regressivi sulle famiglie e sulle imprese, che potrebbero farci pagare a caro prezzo i vantaggi della transizione energetica.
di Guglielmo De Puppi
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