È un momento senza precedenti. Per la prima volta nella storia degli Usa un Presidente partecipa fisicamente a un picchetto per chiedere, insieme ai lavoratori, un aumento di #stipendio (e che aumento!) ben +%.
Sembra fantascienza ma le elezioni del 2024 sono alle porte e il timore di un #Trump bis impone la rottura dei protocolli sin qui adottati e la presa d’atto che nell’economia americana vi sono importanti e strutturali storture.
Due casi simbolo su tutti: le #disuguaglianze nel settore dell’automotive e le #accuse che la Federal Trade Commission (FTC) ha mosso contro Amazon.
Questione disuguaglianze
Detroit e Chicago, le città simbolo dell’automobile e là dove la Grande Recessione (2007-2008) e i lockdown colpirono più duramente l’America. Da allora le cose sono migliorate, e di molto, grazie alla spesa pubblica e alla ripresa della #domanda di auto, ma non per gli operai in catena di montaggio i quali hanno incrociato le braccia.
Gli #scioperi, indetti dal sindacato Uaw e che hanno coinvolto 20 Stati, hanno colpito duramente la triade dell’automotive Usa (General Motors, Ford e Stellantis). Le #richieste dei lavoratori sono semplici:
un aumento considerevole dello stipendio (+36%) a fronte di una diminuzione di ore di lavoro (da 40 a 32)
un sistema pensionistico congruo.
Fin qui una protesta seria, ma non grave, anche alla luce della forza dei sindacati americani (solo il % dei lavoratori aderisce ad uno di essi), con l’esito, quasi scontato, di non intaccare quel divario salariale tra un A.D. e un #operaio medio (la differenza è di circa 350 volte a favore del primo rispetto al secondo).
Questione Amazon
Ma la presenza di Biden e quel suo “vi meritate l’aumento significativo di cui avete bisogno”, cambia tutto, come del resto la sua scelta di mettere Lina #Khan alla FTC.
Il concetto secondo cui occupare una posizione dominante conduce a un #monopolio di fatto è ben nota, ma Khan vuole dimostrare ben di più e ci sta provando dal 2017, anno in cui avvertì il governo federale, con un paper, che #Amazon aveva eluso i controlli e andava smantellato.
Dopo anni di indagini, si accusa il colosso dell’e-commerce di aver esercitato pressioni sia sui commercianti che usufruiscono della piattaforma, sia sui suoi utenti finali (i #compratori); impedendo ai primi di vendere a prezzi più bassi (e altrove) e offrendo ai secondi prodotti a prezzi più alti. Amazon avrebbe violato la sezione 5 della legge FTC che vieta l’utilizzo di metodi di concorrenza sleali.
Con queste accuse e con gli scioperi del settore dell’automotive crollano due dogmi dell’economia americana:
non si toccano gli unicorni di casa (qualunque cosa facciano)
non si disturba l’agire della mano invisibile (sarà il mercato a dire quanto è giusto pagare un operaio).
È possibile che sia tutto frutto dell’imminente voto, ma il rischio che il genio possa non tornare nella lampada c’è e allora ne potremo vedere delle belle anche nella patria del laissez faire.
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